La Festa degli Zingari.
Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, i gitani provenienti da tutta l’Europa, si riuniscono a Les Saintes Maries de La Mer, nella Camargue, per celebrare la loro santa protettrice Santa Sara.
Musiche tzigane, danze gitane, processioni: per giorni sacro e profano si mescolano in un'unica kermesse. Musica gipsy, cibi provenzali ma anche spagnoli, abiti dai colori sgargianti, cavalli e tori, gardians, e ancora di più..
I tramonti infuocati sugli “etangs” e sulle saline, i fenicotteri e gli altri animali in libertà.
Saintes Maries de la Mer, città meridionale della Francia, si colora di musica e danze gitane ogni maggio in onore della santa più amata dalla gente del viaggio, Santa Sara. Nel piccolo comune così si materializza l’incubo dell’uomo metropolitano moderno, cittadino e possidente: ci sono solo “zingari”. Questa festa ha perciò il grande merito di mostrare il volto aperto del popolo del viaggio, normalmente invece chiuso ed obbediente a norme ferree: la netta separazione che vige tra gli appartenenti alle varie famiglie “nomadi” e i Gagè, gli stranieri, qui si dissolve, e tutti sembrano pensare solo a divertirsi e festeggiare.
Sono 600 km da Milano.. cosa ne pensate?
Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, i gitani provenienti da tutta l’Europa, si riuniscono a Les Saintes Maries de La Mer, nella Camargue, per celebrare la loro santa protettrice Santa Sara.
Musiche tzigane, danze gitane, processioni: per giorni sacro e profano si mescolano in un'unica kermesse. Musica gipsy, cibi provenzali ma anche spagnoli, abiti dai colori sgargianti, cavalli e tori, gardians, e ancora di più..
I tramonti infuocati sugli “etangs” e sulle saline, i fenicotteri e gli altri animali in libertà.
Saintes Maries de la Mer, città meridionale della Francia, si colora di musica e danze gitane ogni maggio in onore della santa più amata dalla gente del viaggio, Santa Sara. Nel piccolo comune così si materializza l’incubo dell’uomo metropolitano moderno, cittadino e possidente: ci sono solo “zingari”. Questa festa ha perciò il grande merito di mostrare il volto aperto del popolo del viaggio, normalmente invece chiuso ed obbediente a norme ferree: la netta separazione che vige tra gli appartenenti alle varie famiglie “nomadi” e i Gagè, gli stranieri, qui si dissolve, e tutti sembrano pensare solo a divertirsi e festeggiare.
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